LA CREAZIONE IMMATERIALE CI SALVERÀ

I SIGNA, portano nell’arte i concetti di cognizione geolocalizzata e di immaterialità dell’opera.

Il primo precisa il rapporto fra fenomeno e luogo e sotto il profilo filosofico cerca di ripristinare un fondamentale dato di verità sconvolto dall’ubiquità dei linguaggi di rappresentazione sviluppati  nel ventesimo secolo. Il secondo promuove l’immaterialità dell’opera d’arte ed è un invito etico.

 Si è visto che la creatività umana è stata proporzionale alla trasformazione e consumo dell’ambiente e della sua naturalità, il riscaldamento globale lo testimonia.

 È impensabile limitare l’umano nella sua creatività e un modo per preservare l’ambiente è quello di portarla con nuovi strumenti e linguaggi, sempre più sulla sfera dell’immaterialità in modo da poter godere a pieno e ancora a lungo un nuovo e rapporto con la natura ricca di biodiversità.

 Una immaterialità che l’arte può legare alle cose, agli eventi e agli spazi che li accolgono.

 Anche se non è intuitivo, il lungo periodo della preistoria caratterizzato dall’animismo è stato un periodo fortemente mentale.

 Ora la creatività umana corrisponde in forma esponenziale al consumo di risorse non rinnovabili e sfocia in un gigantismo di strumenti e reti fisiche che cercano di risolvere la domanda indotta di prodotti spostandoli con costi ambientali non sostenibili su tutta l’estensione spaziale globale.

 Questi modi di convivenza socioeconomica sono sempre meno congrui perché concettualmente rappresentano un ingigantirsi di processi che potevano svolgersi correttamente, cioè senza grandi sconvolgimenti naturali, solo nel lungo periodo della preistoria. 

 Anche le proporzioni delle conflittualità che ne seguono possono sfociare in azioni estremamente pericolose se non letali per la stessa sopravvivenza dell’umanità.

 Il proprio luogo fisico con le sue peculiarità e la sua storia deve continuare a essere il perno di una esplorazione e di un contatto universale con le altre culture. 

Guai bruciare la propria cultura per fare luce su un’altra, aspettiamo che faccia giorno e tutto sarà chiaro.

 La creazione e il lavoro devono avere una ricaduta sul luogo dove vengono svolti altrimenti si avvia un processo di impoverimento e di desertificazione culturale ed economica dello stesso ambiente. 

 Con la telematica e lo sviluppo di reti di trasporti globali si assiste sempre più a una sorta di apparente nomadismo basato sulla razzia e forte accumulo di risorse culturali e materiali. Processi che andrebbero armonizzati quanto prima.

 L’immaterialità del linguaggio Signa si sta sviluppando come embrione nell’arte per diventare un mezzo concreto che sgancia la creatività umana dalla necessità di concretizzarsi con lo scavare, trasformare, spostare, consumare e rottamare grandissime quantità di materiali fisici, a tutto beneficio dell’ambiente naturale che rimane intatto. 

 Questo è un importante aspetto etico del linguaggio SIGNA che però si focalizza nella capacità di coinvolgere da remoto, in modo interattivo e site-specific il pubblico in tutta l’estensione spaziale terrestre, con una mobile app che mostra in realtà aumentata i tracciati di grandi disegni che ho chiamato Graffiti Tecnoprimitivi SIGNA coi quali dò ciò che si può dare solo con l’arte nell’evento dalla loro scoperta e percezione e nel fatto di poter condividere con me e con gli amici in tempo reale la scia che mostra il punto dove hanno visto e attraversato i tracciati dell’opera.